Personal tutor nel Regno Unito vs tutor universitario in Italia: cosa cambia davvero (e perché ti serve saperlo)
Se stai pensando di studiare in UK, o magari di rimanere in Italia, probabilmente hai sentito parlare sia di “personal tutor” inglesi che di “tutor universitari” italiani. Sembra quasi la stessa cosa – qualcuno che ti dà una mano, giusto? E invece, in realtà, sono due figure piuttosto diverse. E capire bene in cosa ti può davvero aiutare (o non aiutare) la differenza ti risparmia spiazzamenti, false aspettative e qualche momento di frustrazione inutile.
In questa guida cerchiamo di spiegare tutto: chi sono davvero queste figure, cosa fanno (e cosa non fanno), quali sono i pro e i limiti, e qualche consiglio pratico per non perdere tempo e sfruttarli al meglio. Zero promesse magiche, solo quello che abbiamo imparato davvero, a volte sulla nostra pelle.
Che cos’è davvero un personal tutor nel Regno Unito?
Molto in breve: il personal tutor nel Regno Unito è un docente della tua facoltà. Una persona vera, con dei ruoli molto concreti che non si limitano alla parte accademica. Te lo assegnano appena ti iscrivi, spesso per tutto il corso di laurea.
Cosa fa (davvero):
- Ti segue in modo continuativo, sia per capire se stai andando bene con lo studio sia – e qui cambia tanto rispetto all’Italia – per il tuo benessere personale e le scelte di carriera.
- Ti vedrai ufficialmente con lui almeno 2-3 volte l’anno (ma puoi scrivergli anche tu per fissare altri incontri se hai bisogno).
- È la persona che puoi coinvolgere quando hai problemi personali, dubbi grossi, eventi familiari che rischiano di buttarti fuori strada. Non è un “prof privato” da ripetizioni, ma una sorta di coach e “ponte” con gli altri servizi dell’università.
- A volte ti può anche scrivere lettere di referenza, o segnalarti a servizi utili (situazione molto comune se cerchi tirocini o opportunità post-laurea).
Se ti interessa approfondire, ecco alcuni link diretti alle linee guida ufficiali, come quelle dell’Università di Stirling e della UCL.
A cosa serve il tutor universitario in Italia e chi è?
Qui cambia tanto. Quando senti “tutor universitario in Italia” non devi pensare a un docente esperto, ma – quasi sempre – a uno studente più grande (un laureando, uno che fa già la magistrale o sta facendo un dottorato). È una figura di parità, e il suo compito è più “organizzativo”.
Cosa fa (e cosa no):
- È l’amico che ti aiuta a capire come funziona il piano di studi, ti spiega la burocrazia, ti da dritte su esami e servizi utili.
- Di solito il numero di studenti che segue è molto alto (può arrivare anche a centinaia di persone in alcuni atenei).
- I contatti sono spesso via email o in sportello (qualche volta gruppo studio, ma pochi incontri one-to-one regolari).
- Non c’è sempre, dipende dal corso e dai progetti avviati (vedi Le linee guida MUR).
- Di solito non è la persona giusta per problemi personali profondi (ansia seria, crisi motivazionale pesante, ecc.): in quel caso ci sono i servizi di consulenza psicologica dell’università.
Se vuoi vedere un esempio pratico di come funziona, qui trovi il sistema di tutorato all’Università di Padova.
Tabella di confronto: personal tutor UK vs tutor universitario in Italia
| Aspetto chiave | Personal tutor nel Regno Unito | Tutor universitario in Italia |
|---|---|---|
| Chi è | Professore o ricercatore | Studente senior, dottorando, assegnista |
| Quanti segue | 30-40 studenti (mediamente) | 50-200 studenti (spesso anche di più) |
| Obiettivo | Monitoraggio accademico + benessere + carriera | Supporto pratico/organizzativo (esami, piano studi) |
| Tipo di incontri | One-to-one istituzionali e su richiesta | Sportello, gruppi, email, brevi sessioni |
| Rapporto personale | Continuo e personalizzato | Più “di massa”, meno personalizzato |
| Aiuto per la carriera | Sì (può scrivere reference, inviare a servizi ad hoc) | Di solito no, o molto limitato |
| Formazione | Riceve training annuali | Formazione breve, spesso autodidatta |
| Si può cambiare? | Sì, se non va, c’è una procedura (es. Stirling) | Dipende dal bando, di rado previsto |
Cosa ti cambia davvero nella vita? Esperienze e problemi veri
Giulia (1° anno di Business a Manchester) dopo un esame andato male scrive al suo personal tutor. Fanno un punto su come studia, le consiglia alcuni workshop specifici sulle statistiche, la mette in contatto col Career Service e le suggerisce, quando pronta, di chiedere una sua referenza per tirocini estivi.
Stessa Giulia, versione italiana: il tutor universitario la aiuta a trovare l’orario di ricevimento e a capire se può cambiare un esame, ma se serve una persona con potere decisionale o una lettera ufficiale, deve parlare con altri docenti.
Domande frequenti di chi deve scegliere tra UK e Italia (o si trova un tutor nuovo)
Come sfruttare davvero queste figure senza illusioni
In Regno Unito:
- Rispondi subito (entro un paio di giorni) alle email del tuo personal tutor, anche solo per confermare che hai ricevuto il messaggio.
- Porta agli incontri qualche domanda pronta o temi che ti preoccupano davvero – meglio essere trasparenti, sono abituati a gestire anche le incertezze (basta solo non aspettarsi “soluzioni magiche”).
- Chiedi feedback pratici, ad esempio come migliorare la gestione del tempo, come scrivere una reference letter o dove trovare risorse utili per la tua carriera.
In Italia:
- Informati su chi è e quali orari fa realmente (in alcuni corsi il tutorato non esiste o cambia ogni semestre).
- Preparati domande pratiche: piano di studi, esami con propedeuticità strane, moduli da consegnare, ecc.
- Ricordati che il tutor NON sostituisce né i professori né la segreteria studenti: per problemi sulle tasse o cose amministrative, vai direttamente agli sportelli dedicati.
Errori comuni da evitare (e che abbiamo visto fare spesso)
- Aspettarsi dal personal tutor UK che sia un “prof di ripetizioni” per ogni materia: non funziona così, non ti fa l’esercizio, ti aiuta a trovare la strategia giusta o la persona giusta.
- Ignorare le mail automatiche di convocazione agli incontri: i dati parlano chiaro, gli studenti che non rispondono spesso poi si isolano e rischiano il dropout.
- In Italia, trattare il tutorato come un “ufficio informazioni” che risolve tutto: ogni tanto sono molto preparati, ma non possono gestire questioni ufficiali o amministrative complicate.
Qual è la differenza tra personal tutor nel Regno Unito e tutor universitario in Italia? (Parole chiave finali)
In sintesi: il personal tutor nel Regno Unito è una figura istituzionale, docente, con un ruolo trasversale che unisce monitoraggio, carriera e benessere personale. Il tutor universitario in Italia è invece quasi sempre uno studente senior che ti supporta soprattutto su aspetti pratici e organizzativi. Non sono equivalenti: sapere chi fa cosa ti permette di non rimanere spiazzato e di cercare subito la persona giusta, senza perdere tempo ed energie preziose.
Hai ancora dubbi su come parlarci, o vuoi capire quale delle due figure fa al caso tuo?
Scrivici: tra chi risponde c’è davvero un ex studente che ci è passato. Nessuna risposta automatica, solo consigli sinceri e vicini a quello che stai vivendo tu. E se non abbiamo la risposta, te lo diciamo senza giri di parole.
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